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  • redazione

Biden alla carica per la democrazia ma non basterà

di Stefano Vaccara





NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Joe Biden, che ad 81 anni è già il Commander-in-Chief più anziano della storia degli Stati Uniti, vorrebbe essere confermato alla presidenza e ha quindi scelto la vigilia dell’anniversario del 6 gennaio per pronunciare il primo discorso di lancio della sua campagna elettorale. Esattamente tre anni fa, la democrazia più longeva del mondo ha rischiato di essere assassinata dall’assalto al Congresso da parte di una folla inferocita di MAGA (Make America Great Again, l’inno di battaglia di Donald Trump). Secondo la commissione d’inchiesta del Congresso composta da legislatori che quel 6 gennaio del 2021 rischiarono la vita, i MAGA furono convocati e aizzati dal presidente Trump sconfitto da Biden due mesi prima. Tre anni dopo, parlando in Pennsylvania nei pressi di un luogo simbolo della guerra d’indipendenza americana, il 46esimo presidente ha pronunciato un discorso carico di condanna nei confronti del suo predecessore, ormai indicato dai sondaggi come il suo più probabile avversario nel voto del 5 novembre 2024, giorno che Trump chiama “della vendetta”. Biden con tono sprezzante, ha detto che Trump ha già diretto un’insurrezione contro la democrazia e la Costituzione degli Stati Uniti e se tornasse al potere porterebbe a termine il suo obiettivo: distruggere le fondamenta democratiche della nazione. Ricostruendo le azioni di Trump prima, durante e dopo l’attacco del 6 gennaio, Biden ha avvertito che non si può permettere a Trump e ai suoi sostenitori di presentare una ricostruzione falsa di quella giornata e del tentativo violento di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020. Biden ha detto che sostenere la democrazia della nazione diventa “la causa centrale della mia presidenza” e denunciando Trump che si rifiuta di condannare la violenza politica, ha aggiunto che “non si può essere filo-insurrezionisti e filo-americani”.Ricordando come Trump e i suoi alleati hanno trascorso i tre anni successivi alla rivolta negando e deviando le responsabilità, minimizzando la gravità delle violenze e addirittura sostenendo che fosse tutto un complotto del “deep state”, Biden ha accusato il suo rivale di cercare di “rubare la storia, nello stesso modo in cui ha cercato di rubare le elezioni”. “Trump ha esaurito ogni via legale a sua disposizione per ribaltare le elezioni del 2020” ha detto Biden, aggiungendo che alla fine è stato riportato alla verità, “cioè che io ho vinto le elezioni e lui è un perdente”. Per questo secondo Biden, a Trump che non voleva accettare la verità era rimasto a sua disposizione “un atto disperato, la violenza del 6 gennaio”. Evocando quel suo discorso pronunciato durante la campagna elettorale del 2020, quando Biden si era definito il custode dell’“anima dell’America”, il presidente americano ha definito le prossime elezioni come una scelta tra chi sostiene gli ideali democratici e chi vuole il caos per fare i propri interessi. “Non c’è confusione su chi sia Trump o cosa intenda fare”, ha ripetuto Biden, aggiungendo: “Sappiamo tutti chi è Donald Trump, ma la domanda è: chi siamo noi?”. Biden ha biasimato anche i legislatori repubblicani che dopo il 6 gennaio del 2021 avevano condannato il tentativo insurrezionista di Trump, ma che adesso sono tornati ad appoggiare le sue falsità. Adducendo il voltafaccia alla “politica, alla paura e al denaro”, Biden ha condannato “queste voci MAGA che conoscono la verità sul 6 gennaio e hanno abbandonato la democrazia”. Il presidente ad un certo punto ha stretto i pugni e maledicendo Trump, lo ha paragonato agli autocrati “bugiardi” di alcuni paesi stranieri, e per questo Trump non sarebbe degno di essere considerato tra i leader americani, perché non ha avuto rispetto della scelta elettorale del suo popolo. “Dobbiamo essere chiari”, ha ripetuto Biden, in queste elezioni “sono in ballo la democrazia e la libertà”. Biden, che nei sondaggi continua ad annaspare con un indice di gradimento tra i più bassi dei presidenti degli ultimi 70 anni, ha scelto con i suoi consiglieri di ripresentare la campagna elettorale del 2024 come l’ultima spiaggia in difesa della democrazia, come aveva già fatto con successo nel 2020. Gli basterà? Già i commentatori filo-democratici temono che a Biden, da inquilino della Casa Bianca e non più sfidante, far dominare questo tema non basti a vincere. Come ha subito osservato David Axelrod, già “stratega” elettorale di Barack Obama, per vincere Biden dovrà collegare la difesa dei “valori democratici” ad una proposta chiara e concreta per migliorare la vita dei cittadini americani, preoccupati dal carovita e di far quadrare i conti alla fine del mese. Inoltre il voto dei giovani si è allontanato da Biden, con le decisioni contro il cessate il fuoco per Gaza che hanno peggiorato questo distacco; la vittoria di Obama così come la sconfitta di Hillary, provano ai democratici che senza un’affluenza record ai seggi degli under 30, la Casa Bianca torna sempre al Gop. Bisogna anche ricordare che l’”indipendente” Robert Kennedy jr, terzo incomodo tra Biden e chiunque sarà lo sfidante repubblicano (ok Trump è strafavorito, ma Nikki Haley e Ron DeSantis non si arrendono), continua ad avere una sorprendente performance nei sondaggi: il figlio di RFK e nipote di JFK, potrebbe a novembre far perdere chi lo sottovaluta. Trump, dal canto suo, parlando venerdì sera a una manifestazione elettorale in Iowa, dove il 15 gennaio parte la corsa dei repubblicani per la nomination, ha replicato al rivale democratico col suo stile da bullo-spaccone: dopo aver definito il discorso di Biden “patetico”, lo ha scimmiottato imitandone la balbuzie… Intanto nello stesso giorno del discorso di Biden sulla democrazia messa in pericolo da Trump, la Corte Suprema ha preso in esame la questione se gli Stati, come ha già fatto il Colorado, possano eliminare dalle schede elettorali il 45esimo presidente, accusato di insurrezione, per via del quattordicesimo emendamento della Costituzione. Di sicuro, il 2024 sarà un altro anno dominato dalla politica di Donald Trump, che determinerà nel bene, nel male o nel caos il futuro della democrazia americana e del mondo.

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