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  • direzione167

Federico Bianca: i successi meritati di uno scrittore che ammalia


Riconoscimenti meritati per il sempre più affermato scrittore e letterato siciliano, a cui è stato appena consegnato il Premio Filippo Reale. Dopo il primo posto della sezione Narrativa Saggio di Etnabook con i racconti del suo “Riscatto” (alcuni erano già apparsi su antologie e concorsi nazionali), per i tipi di Felici Editore, Federico Bianca continua a ricevere innumerevoli consensi professionali. Lo scorso 5 Novembre, all’interno del Castello Normanno di Adrano (Ct), si è svolta la premiazione della sesta edizione del Premio Filippo Reale. Il riconoscimento è intitolato a Filippo Reale, poeta e drammaturgo dell'Adrano dell'800. Lo incontriamo per una chiacchierata veloce, ma intensa. Quanto c'è di Federico Bianca in “Riscatto”? Molto, per non dire tutto! Battute a parte, in questi racconti ci sono tutte le mie passioni (letteratura, cinema, fumetti, musica), i miei interessi, la mia formazione. Non soltanto il mio passato, ma anche il mio presente e, spero, il mio futuro. Possiamo davvero parlare, più che di passioni, di vere e proprie ossessioni. Essere intellettuali oggi: cosa significa secondo te? È davvero una sfida. Oggi si dovrebbero possedere competenze tecniche, tecnologiche, scientifiche non indifferenti, poiché le sfide globali e nazionali le richiedono e, spesso, la classe politica non è sufficientemente preparata, in tal senso. L’intellettuale dovrebbe aiutare a conservare uno sguardo etico e morale e, soprattutto, estetico: ricordare dove sia veramente il bello, sommersi e bombardati, come siamo, da stimoli contraddittori e incoerenti. In altre parole, preservare le migliori radici delle nostre tradizioni artistiche, come guida e bussola nel “mare magnum” della contemporaneità. Nella tua vita, guardando indietro, quale episodio (o episodi) ricordi come turning points particolarmente significativi? Senza dubbio, l’insuccesso in alcuni concorsi di carattere estero ed accademico. La Letteratura e le altre mie passioni si sarebbero dovute eclissare o, quanto meno, piegarsi, irrigidirsi e irreggimentarsi alle esigenze lavorative e accademiche. La scrittura creativa, probabilmente, si sarebbe mantenuta ai margini, contentandosi di poca attenzione e di poco tempo. Almeno in parte, ho vissuto questa situazione. Da un punto di vista più pratico, poi, un paio di “provvidenziali” rifiuti editoriali mi hanno permesso di conoscere nuove amiche ed amici fondamentali per “Riscatto” e per il mio cammino di autore, poiché mi hanno portato a pubblicare per una casa editrice di prestigio, con distribuzione nazionale.

Il fato, il destino, il caso, la Provvidenza: in che cosa esattamente crede Federico Bianca? La classica domanda da un milione di dollari. Io sono vicino ad una dimensione di “fede”, per quanto non esente da dubbi e scoramenti. Non sopporto, francamente, l’ateismo, il laicismo e lo “scientismo” così radicalizzati e, soprattutto, di moda. La mancanza di attenzione al “Sacro” è uno dei problemi fondamentali del nostro tempo perché, ribadisco, si è trasformata in “moda”. Pertanto, fato, destino e caso, oggettivamente così pervasivi nelle nostre vite, penso o, meglio, mi auguro che rispondano a un disegno imperscrutabile che, forse, un giorno, ci sarà chiaro. I personaggi di “Riscatto” sono dei perdenti. La loro vittoria consiste nel perseguire il regolamento finale dei conti, ma facendolo con rassegnazione. Quale è esattamente la genesi di questa poetica letteraria? La tragedia classica e il grande noir novecentesco, per quanto mondi apparentemente lontani e stranieri, hanno in comune, in realtà, l’attenzione per l’uomo condannato alla sconfitta, tra la dimensione del sacro e la sua dolorosa assenza. Poi, tra questi due poli, c’è ovviamente spazio per l’irripetibile stagione del romanzo russo ottocentesco, senza dimenticare giganti del Novecento come Nabokov, Graham Greene e, soprattutto, Simenon. Anche il cinema, ovviamente, ha contribuito notevolmente a questi temi. Progetti per il futuro: da amante del Cinema, prevedi di affrontare magari come soggettista qualche avventura nel campo della Settima Arte? Per me la Letteratura è un gioco serio, mentre il cinema è un gioco e basta. Con questo voglio dire che l’aspetto ludico e piacevole non deve mai venire meno nella Letteratura, come insegnano i più grandi, da Shakespeare a Dickens, giusto per citare due nomi. Il cinema è per me libertà, ancora di più che nei libri. Pertanto, ho alcune idee espressamente pensate per il grande schermo. Ovviamente, sarebbe la realizzazione di un sogno della mia vita se ci fossero delle trasposizioni cinematografiche da mie opere letterarie. Incrociamo le dita! Hai avuto ultimamente un periodo di grandi soddisfazioni professionali. La tua scrittura ha avuto apprezzamenti di pubblico e critica, e anche come intellettuale la tua Sicilia sta iniziando a riconoscerti un valore ed un merito unanime. Quanto deve alla tua terra il professionista che sei diventato? Sono fiero delle mie origini e della mia terra, una delle più belle al mondo. Amo gli scrittori siciliani, che leggo ricorrentemente. Verga, De Roberto, Capuana, Pirandello, Brancati, Sciascia, Ercole Patti, Rosso di San Secondo, Savarese, Bufalino...Senza dubbio, nelle loro opere si respira un certo fatalismo, tipico della Sicilia. Tuttavia, al di là della grandiosa varietà espressiva e stilistica offerta da tali autori, è per me

fondamentale il rigore morale, oserei dire ossessivo, presente nelle loro opere: tutto ciò rappresenta un esempio e una sfida da accogliere, una lezione da tramandare, in evidente controtendenza con i tempi in cui viviamo. Lisa Bernardini

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