Un universo affascinante, in continua trasformazione. Sono diverse le definizioni che descrivono le sfaccettature del mondo creativo della Mixology.
Chi è ad esempio il Barman, che gli americani chiamano anche “mixologist? Un professionista che vive di notte, in pub o discoteche, e prepara con sapienza cocktails (alcolici o analcolici, dipende dalle richieste). Poi c’è il Bartender: colui (o colei, perché la professione è aperta ad entrambi i sessi) che gestisce tutto ciò che sta dietro il bancone di un bar, sia che si tratti di caffetteria che di miscelazione. Le sue caratteristiche principali? Rapidità ed efficienza, e gestire grandi flussi di clientela. Capita però di vedere all’opera anche il cosiddetto FlairBartender. Questa figura ha una caratteristica speciale: l’acrobazia nell’esercizio del proprio lavoro. Ecco quindi che questo professionista del bancone si propone al cliente con evoluzioni funamboliche, facendo divertire chi lo osserva mentre prepara il suo drink. Capirete che la Mixology (letteralmente, pratica raffinata che allude alla capacità di mescolare varie bevande e ingredienti per creare cocktails) racchiude, all’interno dei suoi misteriosi meandri, professionalità tali per cui la conoscenza – e applicazione personalizzata - dei prodotti di base, costituisce ciò che fa la differenza nel risultato finale. E come ogni lavoro a contatto con il pubblico, sono le caratteristiche personali che aiutano a servire al meglio un drink : simpatia e non solo abilità tecniche. La preparazione teorica, unita all’esperienza e alla personalità del professionista, determinano il successo di un addetto ai lavori e di un mestiere in crescita. Fu il 13 maggio 1806 che il tabloid di New York The Balance and Columbian Repository pubblicò per la prima volta la definizione di cocktail: "un liquore stimolante, composto da alcolici di qualunque tipo, zucchero, acqua e amari". L'articolo era la risposta dell'editore Harry Croswell alla domanda di un lettore in merito a cosa fosse mai quel "cocktail" di cui si iniziava tanto a parlare.
È difficile fornire una stima precisa del numero di posti di lavoro generati dal settore della mixology italiana e internazionale, poiché non esistono dati ufficiali aggiornati su questo specifico argomento. Tuttavia, possiamo fare alcune considerazioni di tipo generale.
In Italia, il settore della Mixology ha conosciuto una crescita significativa negli ultimi anni, grazie all'aumento dell'interesse per i cocktail artigianali e all'apertura di numerosi bar e locali specializzati. Caratteristiche della Mixology italiana: creatività e attenzione per l’alta qualità, portando ad affermarsi una nuova generazione di bartender e mixologist talentuosi. Ne abbiamo scovato uno con base a Roma.
Poco più di vent’anni, bell’aspetto e personalità artistica. Un diploma alberghiero con specializzazione in sala, e poi l’approdo ad una delle migliori scuole di bartender della Capitale. E, soprattutto, la scoperta di un pianeta che ha iniziato a esplorare in maniera originale.
Che cosa rappresenta per te la Mixology?
La realtà che vivo ogni giorno, e che mi ha permesso di esprimermi in un settore in continua evoluzione, che può riservare molte soddisfazioni anche economiche. Per noi giovani, è importante avere nuovi spazi di manovra. Il “posto fisso” dei nostri genitori è oramai una chimera: in un mondo globalizzato bisogna sapersi rigenerare continuamente con nuovi stimoli, ed indossando abiti sempre diversi. In generale, la Mixology può influenzare l'occupazione in vari settori correlati. Mi riferisco all'industria delle bevande, al turismo; o all'ospitalità e all'intrattenimento. Ciò include non solo i bartender e i mixologist come me, direttamente coinvolti nella creazione dei cocktail, ma ad esempio anche il personale di supporto, i fornitori di ingredienti, i produttori di attrezzature da bar. E molte altre figure professionali.
Cosa conta nel tuo mestiere?
Non solo la conoscenza dei prodotti, ma soprattutto la creatività personale, l’originalità nei risultati, la ricerca innovativa di ingredienti ed accostamenti. Il carisma. Dall’Australia a Miami, passando per la Cina e Hong Kong e poi fino in Canada, tutti impazziscono per la Mixology.
Quali sono le ultime tendenze?
I cocktail sostenibili, sicuramente: l’ambiente è uno dei temi più cari ai migliori bartender del mondo. Chi segue la filosofia green è disposto a pagare un po’ di più per bere un drink realizzato con ingredienti naturali, nel pieno rispetto del nostro Pianeta. Vanno alla grande anche i cocktail a base di fiori: profumano ed hanno decorazioni spettacolari. Da menzionare anche i Cocktail a casa. E’ infatti tornata l’abitudine di preparare occasionalmente i drink tra le proprie mura domestiche, con ingredienti di qualità, approfittando di qualche occasione speciale.
Tu in che spazio ti muovi?
Riunisco in un’unica figura più caratteristiche. Se serve sono barman, altrimenti bartender (soprattutto). E nei miei show non disdegno nemmeno alcune acrobazie da FlairBardenter. Nel corso del tempo, ho cercato di affermare uno stile. E di concentrarmi più su alcuni aspetti della Mixology rispetto ad altri. Prediligo la sperimentazione continua. E sono almeno tre anni che mi sto specializzando solo negli shots.
Spieghiamo di che si tratta.
Uno shooter, che comunemente tutti chiamano shot, è una piccola porzione di superalcolico o una bevanda mista (di solito circa un'oncia fluida americana o 30 millilitri), tipicamente consumata rapidamente. Spesso proprio in un solo sorso. Di solito è come fosse un "antipasto" prima di un drink più grande.
I tuoi shots in giro non si trovano. Li abbiamo trovati nel web, dietro numerose segnalazioni.
Direi che posso entrare in quella che si chiama tendenza Signature Serve. E’ la specialità della casa. Nessuno mi ha insegnato come farli: li ho inventati. Dopo centinaia di serate, idee, intuizioni e sperimentazioni, sono approdato ad un regno tutto mio. Ho un nome d’arte, #kingofshots. Sono agli inizi del mio percorso creativo, ma sento che è la strada giusta per me. Siamo pochi nel mondo a fare cose simili. Ma – appunto – simili: le mie creazioni rispecchiano uno stile personale. È il mio.
Come hai iniziato?
Dopo la scuola alberghiera, i corsi di formazione sono stati la strada più veloce per iniziare questa professione, ma li ho intesi come punti di partenza. Ho iniziato a conoscere le tecniche di lavoro, le attrezzature e i tanti prodotti in vendita da miscelare. E sono partito alla ricerca di cosa mi suggerivano la curiosità e la fantasia. Seguo molto l’stinto. L’esperienza nel tempo mi rendo conto essere la condizione fondamentale per accrescere quello che già so, così come avere l’occasione di imparare da persone esperte. Recentemente sono andato a Miami quasi un mese. Ed ho girato locali, parlato con persone del settore, respirato nuove energie. Rubato con gli occhi: è fondamentale per arrivare ad una sintesi personale.
Chimica dei sapori, chimica dei colori: Davide Bersaglini è la riprova che questo mondo “alchemico” affascina veramente. Seguite le sue creazioni nel sito ufficiale e nel suo IG, in attesa di ritrovarlo in qualche locale cool in giro per il mondo.
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