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redazione

Usa 2024, in Iowa inizia la resa dei conti tra le due Americhe




di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Con i caucus in Iowa, partono lunedì ufficialmente le elezioni per la Casa Bianca 2024. Il primo appuntamento coinvolge solo il partito repubblicano (quello democratico ha tolto il “privilegio della partenza” allo stato del Midwest) e sono rimasti in 4 a contendersi i delegati per la Convention di Milwaukee che questa estate sceglierà il candidato del GOP alla presidenza. In pole position (con il 48% secondo l’ultimissimo poll del The Des Moines Register-NBC News-Mediacom), c’è Donald Trump, già 45esimo Presidente degli USA. Poi per il secondo posto, con enorme distacco dal primo, lottano il governatore della Florida, l’italoamericano Ron DeSantis e l’ex governatrice della Sud Carolina ed ex ambasciatrice all’ONU (nell’amministrazione Trump) Nikki Haley, che col 20% avrebbe superato per la prima volta il rivale in Iowa. Ancora più indietro ma non vuol mollare, l’imprenditore Vivek Ramaswamy. Anche unendo i consensi dei tre inseguitori, Trump resterebbe in testa.L’Iowa è uno stato che darà soltanto 40 delegati alla Convention repubblicana (equivalente al 1,6% del totale dei delegati dai 50 stati, inoltre distribuiti in maniera proporzionale, il vincente non li prende tutti), quindi lo stato del Midwest è un peso piuma nella scelta finale del partito. Eppure questa prima tappa, più degli altri anni, è attesa con il fiato sospeso da milioni di americani. Sarà la prima verifica ai sondaggi che da mesi indicano tra i repubblicani Trump in testa non solo in Iowa, ma in tutti gli stati dell’Unione. All’indomani dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 da parte di una folla di MAGA (supporter del Make America Great Again trumpiano) che voleva interrompere l’ufficializzazione dell’”imbroglio elettorale” che aveva dato vincente Joe Biden, la stella folla che aveva ascoltato quella mattina un comizio di Trump in cui l’allora presidente incitava i suoi supporter a “combattere come all’inferno altrimenti non avremo più un paese”, chi avrebbe potuto immaginare che tre anni dopo, sarebbe stato ancora lui il candidato alla presidenza da battere?Dato che si stenta ancora a crederlo, ecco che l’Iowa confermerà o meno all’America e al mondo l’accuratezza di questi sondaggi e ciò che ci aspetta nei prossimi mesi.Se lunedì sera in Iowa, la performance elettorale di Trump sarà confermata con il distacco dagli avversari vicino a quello che indicano i poll, un brivido salirà nella schiena di chi crede, come il presidente Biden, che con una rielezione di Trump la democrazia americana, almeno come è stata conosciuta finora, rischia di soccombere. Un risultato che farà esplodere di gioia invece milioni di americani che, al contrario, ritengono che con il ritorno di Trump alla Casa Bianca si compia la rivincita su un sistema “corrotto” che nel 2020 avrebbe “truccato” la democrazia degli USA. Ma se pur risultando vincente, alla fine il consenso dato a Trump rispetto a quello ricevuto da Haley o DeSantis, non risultasse così ampio, ecco che un’ ondata di scetticismo si abbatterebbe sui sondaggi, che in questo caso avrebbero esagerato nell’interpretare l’umore “ribelle” dell’America.Per questo l’appuntamento elettorale in Iowa è così atteso. Non per il suo peso politico sul risultato finale alla Convention (accade spesso che chi prevale sui caucus in Iowa non vinca la nomination), ma per capire quanto il vero “pericolo” (o “riscatto”) di Trump sia reale. Su queste elezioni, prima che si arrivi al traguardo del 5 novembre, peseranno come macigni la serie di processi in cui l’ex presidente resta invischiato. E’ vero, nelle primarie, come sostiene per esempio il concorrente DeSantis, invece di danneggiarlo, avrebbe dato una spinta a colui che si autoproclama “perseguitato politico”. Ma, sempre secondo alcuni sondaggi, se Trump venisse condannato prima delle elezioni (e se la Corte Suprema consentirà di arrivarci a queste condanne), soprattutto nei processi in cui è accusato di aver cospirato contro il diritto costituzionale dei cittadini americani di eleggere democraticamente il presidente, a Trump gli resterebbe solo la base MAGA a sostenerne ancora la candidatura. A questo punto, chi sarà in quel momento secondo nelle primarie, diventerà il candidato del GOP ritenuto valido per poter vincere le elezioni di novembre.Ma soprattutto il voto negli Stati Uniti che inizia lunedì sera nell’Iowa gelato da condizioni meteo record, non ha nulla in comune con tutte le altre elezioni degli ultimi due secoli. Vengono i brividi a scriverlo, ma se ci sono delle similitudini, sono con il periodo (1850-1860) che precedette la vittoria di Abraham Lincoln: nel modo in cui oggi, il più potente paese del mondo, si ritrovi di nuovo diviso dal sospetto e, in certi casi, dall’odio, per il campo politico avversario. I brividi addosso non resteranno per il freddo polare dell’Iowa di questi giorni. Se quattro anni fa la situazione in cui l’America iniziava il suo percorso elettorale, veniva ritenuta “molto grave”, per una pandemia terrorizzante, l’economia paralizzata e le proteste nazionali per gravi crimini razziali, nel 2024, le elezioni presidenziali USA si tengono con lo spettro apparso il 6 gennaio 2021. Uno spettro che ha ipnotizzato un intero paese spaccandolo tra chi crede che tre anni fa a Washington ci sia stato un tentativo di insurrezione fermato in extremis, e dall’altra chi ritiene sia stata una “bella giornata di patriottismo” contro chi aveva “truccato le elezioni” e rivoterà per Trump. (ITALPRESS) – (SEGUE). Alla vigilia dell’Iowa, il New York Times ha pubblicato una inchiesta condotta tra alcuni cittadini che si recheranno a votare nello stato del Midwest, in cui si mette in risalto come in parecchi temono che si sia alla vigilia della resa dei conti tra le due Americhe: non si chiamano più quelle dei sudisti e dei nordisti, ma dei “red” (rosso, dal colore dato agli stati a maggioranza repubblicana) e dei “blu” (democratici). Persino lo storico di Yale, David Blight, tra i maggiori esperti del periodo della guerra civile, conferma che, per quanto riguarda la presenza di “divisioni” che possono mettere in serio pericolo l’esperimento democratico degli USA, “siamo in uno di questi periodi, non c’è dubbio”. Esagerazioni? In un sondaggio del Public Religion Research Institute pubblicato ad ottobre, il 25% degli americani concorda sul fatto che “i veri patrioti americani potrebbero dover ricorrere alla violenza per salvare il nostro Paese”. Già, uno spettro si aggira per l’America e da questo primo voto in Iowa si potrà capire quanti danni ancora farà o se verrà spazzato via.


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