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Open Arms, Salvini “Ogni scelta presa collegialmente con il governo”




PALERMO (ITALPRESS) – Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, si è sottoposto a una nuova udienza, all’Aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, in una tappa estremamente importante del processo Open Arms, perché incentrata per intero sulle dichiarazioni del leader della Lega, accompagnato dalla legale Giulia Bongiorno. Salvini, all’epoca dei fatti ministro dell’Interno, è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso della nave della Ong spagnola che nell’agosto 2019, dopo aver salvato 147 migranti, rimase 19 giorni in mare in seguito al divieto del Viminale di sbarcare a Lampedusa. L’udienza si è articolata in più fasi: il leader della Lega ha iniziato rendendo dichiarazioni spontanee per poi rispondere ai quesiti del pubblico ministero, degli avvocati di parte civile e del collegio giudicante, presieduto da Roberto Murgia. Tre i temi centrali degli interventi di Salvini: collegialità delle scelte con gli altri soggetti competenti in materia di immigrazione del governo Conte 1 (lo stesso presidente del Consiglio e l’allora ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli), contrasto al traffico di esseri umani e alle morti in mare e confronto costante con l’allora capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi. Quest’ultimo, oggi titolare proprio del ministero dell’Interno, dovrebbe essere l’attore principale della prossima udienza, prevista per il 16 febbraio. “Quello che viene chiamato sequestro altro non è che un modo di lavorare che garantisce sempre la salvaguardia della vita umana, adottato nello stesso modo dal governo Conte 2 – spiega Salvini, – Le evacuazioni per motivi di salute erano di competenza dei ministeri dei Trasporti e della Salute, ma da ministro dell’Interno non mi sono mai opposto a una simile operazione: mi faccio carico di ogni responsabilità, rivendicando risultati mai raggiunti in termini di contrasto al traffico di esseri umani e di riduzione di morti e dispersi in mare“. Il segretario leghista evidenzia poi come in tredici episodi successivi al governo Conte 1, verificatisi tra il 14 settembre 2019 e l’11 novembre 2022, non sia stato riscontrato alcun reato ministeriale nonostante lo sbarco dei migranti sia stato autorizzato in tempistiche più lunghe di quelle per cui è finito a processo. Nel ripercorrere le varie decisioni prese tra la partenza della Open Arms e l’approdo a Lampedusa delle ultime persone a bordo, Salvini evidenzia come “fu il capo di gabinetto Piantedosi a dirmi della presenza della Ong in mare: la storia precedente ci diceva che avrebbero provato a dirigersi in Italia, ebbi un sospetto che si trattasse di un caso di immigrazione clandestina perché l’allora comandante era stato rinviato a giudizio per il suddetto reato, cosa che mi fu comunicata prima di emanare il divieto d’ingresso. Il passaggio della nave nonostante il divieto è stato valutato come un’offesa verso l’Italia”. Uno dei temi centrali del processo riguarda la gestione dei minori a bordo: in tal senso, ricorda il segretario della Lega, lo sbarco venne autorizzato solo per loro “non appena sono stati nominati i tutori: in 631 episodi fronteggiati da ministro dell’Interno non ho mai impedito lo sbarco di un minore. Se ci fossero stati motivi medici per concedere lo sbarco sarebbe stata prerogativa di un altro ministero e io avrei dovuto cedere il passo: il quadro che avevo era di una situazione sotto controllo e in effetti non si sono verificati episodi gravi. Non ricordo se mi sia stato detto di persone che si erano gettate in acqua, ma io mi occupavo di ordine pubblico a terra, non in mare”. Altra tematica spigolosa è il dialogo con l’Europa, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra le decisioni prese a Palazzo Chigi e quanto fatto in seguito dagli altri paesi: “Non erano infrequenti i casi in cui un paese europeo si impegnasse a dare ospitalità ai migranti per poi non farlo: alcuni si opponevano alle nostre richieste di redistribuzione perché le ritenevano vigenti solo su base volontaria – spiega Salvini -. La linea del governo era autorizzare lo sbarco solo dopo aver trovato con gli altri paesi europei un accordo sulla redistribuzione: è chiaro che i territori mediterranei abbiano diverse sensibilità in tema di gestione dei migranti rispetto a paesi più a nord come Polonia e Ungheria. Tutto ciò che abbiamo fatto, inclusi i Decreti sicurezza, ha sempre rispettato le convenzioni internazionali vigenti”. A chi gli chiede di presunte connessioni tra la vicenda Open Arms e la crisi di governo che si sarebbe consumata di lì a poco, il ministro dei Trasporti sottolinea: “Non ritengo che le vicissitudini politiche abbiano inciso su quanto successo con Open Arms, ma è chiaro che il successivo atteggiamento del M5s sull’autorizzazione a procedere fosse condizionato da tale scenario”.
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