MILANO (ITALPRESS) – I calcoli alla cistifellea o calcoli biliari sono un disturbo molto comune dopo una certa età. Si stima che riguardino l’8% della popolazione dopo i 40 anni e siano frequenti in chi è in sovrappeso, obeso, nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 o con valori del sangue non corretti come il colesterolo alto. Un’alimentazione troppo ricca di grassi, brusche perdite di peso e familiarità sono altri fattori che possono contribuire alla comparsa dei calcoli. Non tutte le persone che li hanno, però, se ne accorgono. Nella grande maggioranza dei casi, infatti, i calcoli alla colecisti non danno sintomi oppure danno sintomi generici come bruciore di stomaco, pesantezza e difficoltà nella digestione. I calcoli possono però muoversi andando a infiammare la colecisti o peggio spostandosi dalla colecisti alla via biliare, che è il canale che mette in comunicazione la colecisti con l’intestino. Quando succede, e succede più spesso quando i calcoli sono piccoli, la via biliare viene ostruita, con la possibilità di sviluppare disturbi quali ittero e pancreatite. Questo è uno dei temi affrontati da Marco Montorsi, responsabile Unità operativa di chirurgia generale dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano), intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. La colecisti, ha spiegato Montorsi, “è un organo cavo, di dimensione di 7-10 centimetri, di colore verdastro, che assomiglia a una pera ed è situata nella faccia inferiore del fegato. Fa parte del complesso delle vie biliari, cioè quelle strutture piccoline che trasportano nell’intestino la bile che si produce nel fegato. Questo è importante – ha sottolineato – perchè la bile ha la funzione di favorire la digestione, in particolare dei grassi. La colecisti è un organo che raccoglie la bile, la concentra e poi, quando il cibo che mangiamo arriva prima nello stomaco e poi nel duodeno, parte uno stimolo ormonale che fa contrarre la colecisti, la bile entra nell’intestino e permette la digestione dei grassi”. Cosa succede quando i calcoli si inseriscono nei canali? “Se sono molto piccoli – ha spiegato – possono scivolare, ma in realtà producono sempre sintomi. Se sono un pò più grandi e si fermano nel punto cruciale in cui la via biliare termina nel duodeno possono provocare disturbi significativi”. Quali segnali occorre considerare? “Il sintomo tipico, per il quale una volta fatta la diagnosi si è molto sicuri che sia stata una calcolosi da colecisti – ha affermato -, è la colica biliare. E’ un dolore molto forte che insorge acutamente ed è localizzato in centro addome o a destra. Alcuni pazienti hanno l’impressione di avere un infarto miocardico. Può talvolta trasferirsi posteriormente alla spalla. Non passa spontaneamente ma ha bisogno di antidolorifici”. Si può confondere con una colica renale? “In medicina spesso i sintomi sono un pò sovrapponibili. La colica renale – ha evidenziato – in genere è un dolore più in basso e che talvolta si porta davanti. Indagando bene il tipo di dolore si può capire di cosa si tratta”. Quali sono i passi da compiere per la diagnosi? “Il primo esame è l’ecografia. L’ecografia addominale – ha detto – è un esame sicuro, efficace e può essere eseguito in qualsiasi situazione, pure in emergenza quindi anche con paziente sotto dolore, e consente la diagnosi. A questo si può associare un prelievo di sangue e il dosaggio degli enzimi del fegato. Se queste cose sono positive, la diagnosi è virtualmente fatta. Nei casi particolari come ittero o pancreatite può essere necessario approfondire con un esame di secondo livello”. Per quanto riguarda i casi in cui è necessario l’intervento, la colecistectomia laparoscopica è “diventata il gold standard”. “In Italia – ha ricordato – si fanno circa centomila colecistectomie laparoscopiche all’anno. E’ un intervento sicuro con una degenza molto breve e una ripresa delle funzioni del paziente molto veloce. Però è un intervento chirurgico in anestesia generale che richiede attenzione, valutazione del paziente e l’indicazione deve essere posta sempre con grande attenzione. I tagli classici – ha aggiunto – sono limitati a quando bisogna operare un paziente in emergenza. Non in tutti i casi, perchè la gran parte dei pazienti operati in urgenza si riesce a operare in laparoscopia. Resta una piccola quota, 5-7% dei casi”. E’ possibile evitare il problema con lo stile di vita? “Evitarlo è difficile perchè c’è un complesso di fattori, come quelli genetici”, ha affermato Montorsi, sottolineando l’importanza di una “vita attiva, non sedentaria, movimento, controllo del peso, alimentazione sana”. “Se c’è un alimento che forse è meglio evitare in presenza di calcoli – ha concluso – è l’uovo perchè determina una contrazione violenta della colecisti”.
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