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  • redazione

A Chicago la stella Michelle Obama schiaccia Trump (e oscura Barack)

di Stefano Vaccara





CHICAGO (USA) (ITALPRESS) – Quando martedì sera Barack Obama entra sul palco della Convention democratica di Chicago, introdotto da sua moglie Michelle, al microfono dice subito: “Sono l’unica persona così stupida da parlare dopo Michelle Obama”. Il pubblico ride, ma lui deve averlo veramente pensato. Chi scrive martedì sera, durante i discorsi, girava tra le delegazioni per captarne gli umori e alla fine le vibrazioni e le urla di entusiasmo suscitate dal discorso pronunciato dalla ex First Lady – prima dell’intervento del marito ex presidente – hanno raggiunto un livello di estasi tale da aver provocato emozioni molto più forti di quelle per il discorso di Barack o di quando, il giorno prima, la scena era stata di Hillary Clinton (Biden pur facendo meglio delle aspettative, è rimasto ben al di sotto dei giganti dell’oratoria). Giovedì ci sarà l’intervento di Kamala Harris e la candidata alla presidenza per riuscire a far vibrare la Convention come Michelle Obama, dovrà superarsi. L’ex First Lady ha scatenato forti emozioni prendendo soprattutto di mira Donald Trump. Non mollando mai la presa, anche in un modo che finora non era riuscito così efficacemente a nessuno: ribaltando contro la sua “narrazione” preferita. Quando a un certo punto Michelle ha detto: “Chi gli dirà (a Trump) che il lavoro che sta cercando potrebbe essere proprio uno di quei ‘black work’ (lavori per neri)?”. Il riferimento era alla presidenza prima raggiunta da Barack Obama, e ora perseguita dalla prima donna di colore Kamala Harris. In questo modo l’abilissima Michelle distrugge una frase ripetuta nei comizi da Trump quando attacca gli immigrati, in cui li descrive come coloro che sottraggono i “lavori ai neri”. Per mesi Michelle Obama, che gode di una popolarità negli Stati Uniti immensa, era stata indicata come la candidata democratica perfetta per battere Trump. Ma l’ex First Lady si è sempre schernita, felice di vivere una vita “normale” dopo otto anni di Casa Bianca. Eppure Michelle ha capito che doveva comunque usare tutto il suo carisma e la sua popolarità per spingere Kamala Harris per evitare un fallimento come con Hillary Clinton (anche perché gli Obama sottovalutarono Trump e non si spesero più di tanto nel 2016). Da Michelle tanti elogi quindi per Harris e la sua preparazione (è stata definita dagli Obama una delle persone più qualificate ad aver mai cercato di diventare presidente degli USA). Michelle a continuato ad assalire il 45esimo presidente – odiato dagli Obama fin da quando Trump mise in dubbio il luogo di nascita di Barack facendo partire la strategia delle “fake news” – con toni perentori: “Per anni, Donald Trump ha fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare di farci temere dalla gente” perché, secondo Michelle, “la sua visione limitata e ristretta del mondo lo faceva sentire minacciato dall’esistenza di due persone laboriose, altamente istruite e di successo ma nere”. E ancora, un’altra sciabolata a Trump, quando riferendosi alla prestigiosa carriera di Harris, Michelle ha detto “che alla maggior parte di noi non sarà mai concessa la grazia di fallire”, come invece è ben noto come sia successo più volte nel business a Trump. Quindi la donna più ammirata d’America ha attaccato i vantaggi della “ricchezza generazionale” che non portano nulla di buona all’America e ai suoi valori. Trump è infatti il figlio di un costruttore di successo che ereditò tutto fallendo più volte. “Se vediamo una montagna davanti a noi, non ci aspettiamo che ci sia una scala mobile in attesa di portarci in cima”, ha detto Michelle, ricevendo applausi e urla di approvazione che sono raddoppiati quando ha descritto Trump come un razzista, misogino, che sparge paure e falsità per trarne vantaggi, un seminatore di odio che continua a “truffare” l’America. Nel contrastare Trump, la Obama ha anche celebrato i valori positivi americani che le sono stati trasmessi dalla madre Marian Robinson, morta tre mesi fa. “L’ultima volta che sono stata qui nella mia città natale è stato per commemorare mia madre, la donna che mi ha mostrato il significato del duro lavoro, dell’umiltà e della decenza, la donna che ha elevato la mia bussola morale e mi ha mostrato il potere della mia voce”. La madre di Michelle poi verrà ricordata anche da Barack Obama con le lacrime agli occhi, per l’attaccamento che aveva nei confronti della suocera che, “lo difendeva quando si metteva nei guai con Michelle” ma che, soprattutto, “pur essendo una donna all’apparenza molto diversa, aveva anche gli stessi valori della mia nonna” (bianca dell’Arkansas, mentre Marian era una afroamericana di Chicago). Michelle è stata capace per tutto il discorso di coinvolgere le migliaia di persone che l’ascoltavano allo United Center come a nessuno era riuscito finora. Dopo aver coniato nel 2016 contro i repubblicani di Trump la frase “quando loro scendono in basso, noi andiamo in alto”, a Chicago Michelle ne ha fornito una nuova versione: “Diventare piccoli non è mai la risposta. Piccolo è meschino, malsano e, francamente, non presidenziale”.
Poi ha spronato tutti a non mollare e fare di tutto per far vincere Harris: “Non possiamo indulgere alle nostre ansie sulla possibilità che questo paese eleggerà qualcuno come Kamala invece di fare tutto il possibile per far eleggere qualcuno come Kamala”, mentre in sala scrosciavano gli applausi. Quando è stato il turno di Barack, l’ex presidente ha ripetuto come la moglie di sentire anche lui l’atmosfera del 2008, quella dell’”Hope” (speranza) e del “Yes we can” (quel ‘possiamo farcela’ che il pubblico dei delegati ieri sera ha fatto diventare urlando “Yes She Can”, si lei (Kamala) può farcela). Obama ha continuato l’attacco a Trump iniziato dalla moglie, paragonandolo ad un “vicino di casa…, costantemente ossessionato dai propri bisogni, dai propri desideri, dalle proprie difficoltà. Mai da quelli delle persone che vuole rappresentare”. E ancora: “Un miliardario di 78 anni che non ha smesso di lamentarsi dei suoi problemi da quando è sceso dalla sua scala mobile dorata nove anni fa”. Quindi l’affondo: ”È stato un flusso costante di lamentele e lamentele che in realtà stanno peggiorando ora che ha paura di perdere contro Kamala”.Obama ha reso ridicola l’ossessione di Trump “per le dimensioni delle folle” nei comizi dei suoi avversari. Proprio mentre diceva ossessione per le misure, Obama teneva le mani giunte in un modo che sembrava implicare una certa preoccupazione per le proporzioni del sesso maschile. Quando il pubblico è scoppiato in una fragorosa risata, Obama ha fatto l’espressione di chi non sapesse perché tutti ridessero. Poi Obama ha dedicato la seconda parte del suo discorso ai valori americani di compassione per il prossimo e aiuto. Ha spronato gli elettori ancora indecisi o che avevano persino votato già per Trump, di provare a immaginare tra i due candidati chi, una volta entrato alla Casa Bianca, pensasse al loro futuro e a quello dei loro figli, e chi solo a se stesso. Il pubblico di delegati e di spettatori che gremivano l’Union Center di Chicago non avranno alcun dubbio in proposito. Ma appare quasi impossibile che l’oratoria ancora una volta messa in mostra dalla coppia Obama potrà mai far breccia tra i sostenitori di Trump.

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