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redazione

Per Trump immunità parziale, Usa spaccati verso l’Independence Day

di Stefano Vaccara





NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l’ex presidente Donald J. Trump ha diritto a un livello d’immunità parziale per i procedimenti giudiziari relativi agli atti commessi durante le sue funzioni: una decisione che ritarderà il processo federale contro di lui per l’accusa di complotto di aver tentato di sovvertire le elezioni del 2020. Il voto di 9 giudici supremi è stato di 6 a 3, dividendosi tra la maggioranza “conservatrice” e quella “liberal”. Trump, attraverso i suoi avvocati, aveva sostenuto di avere diritto all’immunità assoluta dalle accuse, basandosi su un’ampia comprensione della separazione dei poteri che riconosceva tale immunità per azioni intraprese dai presidenti all’interno delle loro responsabilità ufficiali. I tribunali di grado inferiore avevano respinto la richiesta di Trump, ma la sentenza della Corte Suprema, che rimanda il caso a una corte inferiore, adesso ritarderà il processo federale imbastito dal procuratore speciale Jack Smith sui fatti del “6 gennaio 2021”. Se Trump dovesse essere eletto a novembre 2024, non solo non sarà più processato ma godrà di una interpretazione dei poteri presidenziali rafforzata. Trump ha reagito scrivendo “una grande vittoria per la nostra costituzione e democrazia, sono orgoglioso di essere americano”. La campagna del presidente Biden ha rilasciato un comunicato in cui ha scritto: “La sentenza di oggi non cambia i fatti, quindi chiariamo cosa è successo il 6 gennaio: Donald Trump, dopo aver perso le elezioni del 2020, è impazzito e ha incoraggiato una folla a rovesciare i risultati di un’elezione libera ed equa. Trump è già candidato alla presidenza da criminale condannato per la stessa ragione per cui è rimasto seduto a guardare mentre la folla attaccava violentemente il Campidoglio: pensa di essere al di sopra della legge ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere e mantenere il potere per sé”. Importante la motivazione del voto di minoranza della giudice Sonia Sotomayor che, con le altre due giudici liberal della Corte Suprema, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson, ha espresso il suo dissenso alla decisione della maggioranza della Corte Suprema: “La relazione tra il presidente e le persone che serve è mutata in modo irrevocabile. Il presidente ora è un re al di sopra della legge” ha scritto Sotomayor che poi ha sottolineato: “Questa nuova immunità per gli atti ufficiali ora sta come un’arma carica a disposizione di ogni presidente che desideri mettere i suoi propri interessi, la sua sopravvivenza politica e il suo vantaggio finanziario al di sopra degli interessi della nazione”, e poi la giudice liberal mette in guardia dalle conseguenze a lungo termine dalla decisione della Corte Suprema: “Il presidente degli Stati Uniti è la persona più potente del Paese, probabilmente del mondo – scrive Sotomayor – quando usa i suoi poteri ufficiali, secondo il ragionamento della maggioranza, ora sarà protetto dall’incriminazione penale. Ordina al team 6 dei Navy Seal di assassinare un suo rivale politico? E’ immune. Organizza un golpe militare per rimanere al potere? Immune. Accetta tangenti in cambio di una grazia? Immune”. A pochi giorni dalla festa dell’indipendenza americana del 4 luglio gli Stati Uniti, specchiandosi sulla loro sempre più “partigiana” Corte Suprema, appaiono sempre più spaccati e pericolosamente più vicini a una disintegrazione della fiducia dei cittadini nelle istituzioni giudiziarie e democratiche.

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