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Mes, Gentiloni “Parlamento è sovrano ma i trattati si rispettano”




ROMA (ITALPRESS) – Il compromesso sul patto di Stabilità non è l’ideale ma è un passo avanti” E’ il pensiero del commissario Ue Paolo Gentiloni in una intervista al Corriere della Sera. “Condivido il rammarico delle istituzioni dell’area euro – afferma – Certo il Parlamento è sovrano, ma è consuetudine che gli accordi sui trattati internazionali contratti dai governi vengano rispettati. Tutti gli altri Paesi l’hanno fatto. I legami tra Mes e patto di Stabilità ci possono essere nel dibattito italiano e nelle dinamiche politiche o parlamentari. Ma a Bruxelles non li ho visti. Il compromesso trovato non è il mio ideale, ma resta un passo avanti. E’ certamente diverso dalla proposta originaria della Commissione. Ma penso che l’Italia abbia fatto bene a sostenerlo: tornare alle vecchie regole sarebbe stata una sconfitta per l’Unione europea e per l’Italia». “Non è stata una passeggiata mettere sul tavolo la proposta della Commissione, anche noi abbiamo al nostro interno sensibilità culturali e nazionali diverse. Ma quella proposta è buona e la rivendico. Non c’è dubbio che ora sia stata appesantita da troppi parametri, vincoli numerici ottenuti dalla Germania – prisegue Gentiloni che sul ruolo svolto da Berlino dice: “Non sta a me valutarlo. La Germania ha giocato in modo chiaro, in una prima fase rifiutando la proposta della Commissione in sè ma poi accettando di negoziare, anche in modo molto esigente. L’aggiungersi di vincoli, parametri, controlli, che è anche il riflesso di una mancanza di fiducia tra i Paesi e verso la Commissione, ha modificato la nostra proposta. Ma anche questo sovraccarico non cancella la parte più innovativa del nuovo Patto. Molto dipenderà dall’attuazione». «La sfida è avere regole comuni senza tornare all’austerity. Credo sia praticabile. Il rallentamento dell’inflazione e l’effetto dei Pnrr si faranno sentire in positivo. Certo che l’economia tedesca non stia crescendo non è una buona notizia. La Commissione europea rispetta le decisioni della Corte costituzionale tedesca, ma il fatto che la maggiore economia europea non cresca può avere conseguenze negative per molti Paesi, tra cui l’Italia. C’è una contraddizione fra l’esigenza di investire in ambiente, innovazione, riforme sociali e le regole che la Germania si è data sul “freno al debito”. Ma questa questione riguarda la Germania e non certo la Commissione».

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