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redazione

Eccessi cutanei post-dimagrimento, un aiuto dalla chirurgia plastica



MILANO (ITALPRESS) – Prima 150 chilogrammi, poi 90. Può succedere grazie a una lunga dieta ma anche, più spesso, in seguito a un intervento di chirurgia bariatrica a cui si ricorre negli obesi per modificare la struttura dell’apparato digerente con lo scopo di ridurre l’assunzione di cibo e calorie. In persone così fortemente in sovrappeso la perdita di 40-50 o anche 60 chili è positiva per la salute ma genera un nuovo problema. I tessuti di rivestimento, infatti, risultano molli, svuotati e cadenti. Una condizione esteticamente non gradevole ma soprattutto causa di fastidi, difficoltà nell’igiene personale e nei movimenti, a partire dal camminare. La chirurgia che si occupa di eliminare questi eccessi cutanei è detta morfofunzionale e viene eseguita dal chirurgo plastico. Si tratta di interventi sempre più frequenti e in crescita, attualmente stimati a oltre 30 mila all’anno in Italia. Questo è uno dei temi affrontati da Franco Bassetto, direttore UOC Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. Se un paziente ex obeso riesce a mantenere il “peso per almeno sei mesi probabilmente è arrivato a una stabilità. A questo punto – ha spiegato – subentra la chirurgia plastica morfofunzionale che sarà applicata in più parti del corpo”. “Il disagio che un paziente post-bariatrico vive è molto personale”, ha sottolineato. Spesso si comincia dalla regione addominale che quando perde “molto tessuto adiposo sottocutaneo forma una sorta di grembiule che interferisce con il modo di vestirsi e spesso anche con una vita sessuale normale”. Tra gli interventi, prima “era molto richiesta la mammella mentre oggi – ha spiegato – molte pazienti scelgono la brachioplastica, cioè partire dalla radice delle braccia. La mammella continua comunque a essere un intervento molto richiesto”. Ci sono rischi particolari? “Il rischio – ha detto – non è lo stesso della chirurgia estetica perchè queste pazienti conservano, per esempio, un calibro dei vasi che rimane quello di quando si erano ingrossati”. “Molto spesso le pazienti – ha aggiunto – pensano che il percorso post-bariatrico sia semplice ma non è così perchè spesso gli interventi sono quattro o cinque, dobbiamo cercare di combinarli quando possiamo e c’è il discorso del rischio tromboembolico. Devono essere eseguiti in centri affidabili con anestesisti e un’èquipe chirurgica d’esperienza. L’intervento non può e non deve durare più di 3 o 4 ore”. In particolare, l’intervento combinato “deve prevedere una èquipe con più elementi coordinati da un unico regista ma che lavorano in contemporanea in più sedi corporee per ridurre il più possibile il tempo ma ovviamente – ha concluso – combinando interventi diversi”.

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