PARIGI (FRANCIA) (ITALPRESS) – Grave lutto nel mondo del cinema. E’ morto l’attore francese Alain Delon. Aveva 88 anni. Ad annunciare la scomparsa del divo del grande schermo internazionale, malato da tempo, i tre figli Alain Fabien, Anouchka e Anthony, spiegando che il padre “si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli e i suoi familiari”.Delon era nato a Sceaux, nella regione dell’Île-de-France, l’8 novembre 1935. Scorrendo la sua biografia ci si imbatte, innanzi tutto, in un’infanzia difficile. Alain ha solo 4 anni quando i genitori si separano e lui viene prima affidato a una famiglia adottiva e, poi, mandato i un collegio di suore. È solo il primo di una serie di istituti che cambierà a causa della sua intemperanza. A 14 torna a casa, lasca la scuola e inizia a lavorare nella salumeria del compagno della madre. Anche questa esperienza però non dura a lungo: tre anni dopo si arruola nella marina francese e viene destinato in Indocina, nel Sud-Est asiatico. Nel 1956 torna in Francia dove, per mantenersi, a Parigi svolge i lavori più disparati, dal facchino al cameriere. Riesce ad allontanarsi dai quartieri malfamati che frequenta grazie all’incontro con la giovane attrice Brigitte Auber che lo introduce nel mondo del cinema: il regista Yves Allégret gli offre il suo primo (piccolo) ruolo nel film “Godot” e il fratello del regista, Marc, l’anno successivo lo vuole nel cast di “Fatti bella e taci”. Delon non ha alcuna esperienza di recitazione ma, poco dopo, arriva anche il primo ruolo da protagonista nel film di Pierre Gaspard-Huit “L’amante pura”. Sul set conosce Romy Schneider che sarà la sua compagna per molti anni. I due sono giovani, belli e di successo e diventano la coppia d’oro del cinema. Nel 1959 Delon interpreta per la prima volta uno di quei personaggi belli e dannati che hanno caratterizzato la sua carriera: avviene nel giallo di René Clément “Delitto in pieno sole”.L’anno dopo un’altra tappa fondamentale è l’incontro con Luchino Visconti che lo vuole come protagonista del suo film “Rocco e i suoi fratelli”. Il personaggio di Rocco gli regala un successo anche internazionale e dopo “Che gioia vivere” di Clément e “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni, l’attore è di nuovo su un set per Visconti, stavolta per “Il gattopardo” nel quale, nei panni del principe Tancredi, strega letteralmente il pubblico femminile. Il ritorno in Francia gli offre la possibilità di recitare con Jean Gabin (in “Colpo grosso al casinò” di Henri Verneuil): Delon lo considera il suo mito e, pur di affiancarlo, si offre di lavorare gratuitamente nonostante la contrarietà dei produttori della Metro-Goldwin-Mayer. Nel frattempo è finita la relazione con la Schneider e l’attore sposa l’attrice Francine Canovas che prenderà il nome di Nathalie Delon e, prima del divorzio avvenuto nel 1969, gli darà il secondo figlio Anthony. Il primo, mai riconosciuto ma adottato da sua madre, è Christian Aaron Boulogne, nato dalla breve relazione con la cantante Nico e morto nel maggio 2023. L’avventura nel cinema prosegue, tra i tanti, con “Il tulipano nero” di Christian Jaque, “Crisantemi per un delitto” di Clément, “Tre passi nel delirio” (nell’episodio diretto da Louis Malle) e “Parigi brucia” sempre di Clément. La vera consacrazione in Francia (e la conseguente rivalità mediatica con Jean Paul Belmondo) arriva, però, nel 1967 quando Jean Pierre Melville lo chiama per il ruolo di protagonista in “Frank Costello faccia d’angelo”. Da questo momento, Delon diventa uno dei volti principali del cosiddetto “polar”, un genere equivalente al nostro poliziesco all’italiana, che lo vede in film come “Il clan dei siciliani” di Verneuil, di nuovo insieme a Jean Gabin. Recita, però, anche in pellicole di altro genere: ad esempio “Addio Jeff” con la compagna Mireille Darc (che gli starà accanto fino al 1983) e “La piscina”, nel quale impone la sua ex compagna Romy Schneider. Nel 1970 “Borsalino” mette insieme Delon e Belmondo e trionfa al botteghino. Lo produce lo stesso Delon con la sua “Adel Productions”. Seguono “I senza nome” di Melville con Gian Maria Volonté e Yves Montand, “Toshiro Mifune” con Charles Bronson, “Sole rosso” con Ursula Andress e “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini. Nel 1973 incide, insieme a Dalida, la canzone “Paroles, paroles”, versione francese di quella cantata da Mina e recitata da Alberto Lupo. Dalla metà degli anni ’70, Delon recita quasi esclusivamente in polizieschi violenti (come “Morte di una carogna”) e produzioni internazionali di scarso rilievo (come “Airport 80”), ad eccezione di “Borsalino & Co” (sequel del precedente, senza Belmondo ma con Riccardo Cucciolla) e “Zorro” di Duccio Tessari. Continua anche l’impegno come produttore con film come “Flic Story” di Jacques Deray con Jean Louis Trintignant. Negli anni ’80 si fa notare in particolare per l’interpretazione in “Nido di spie”, uno dei più alti incassi del cinema sovietico, e per l’esordio nella regia con il film “Per la pelle di un poliziotto” che, oltre a dirigere, scrive, produce e interpreta con Anne Parillaud (la sua futura compagna). Sempre negli stessi anni lo si vede in “Un amore di Swann”, tratto dall’omonima opera di Marcel Proust e con Ornella Muti e Jeremy Irons, e “Notre histoire” di Bertrand Blier (che gli regala l’unico premio César della carriera come migliore attore protagonista). Negli anni che seguono la carriera di Delon imbocca la via discendente: gli unici titoli di rilievo sono “Il ritorno di Casanova”, “Nouvelle Vague” di Jean-Luc Godard e “Uno dei due” di Patrice Leconte (di nuovo al fianco di Belmondo). Nel 1995, però, riceve a Berlino l’Orso d’oro alla carriera. Due anni dopo annuncia di volersi ritirare dalle scene ma, in realtà, si allontana soltanto dal cinema: intensifica, infatti, la sua attività teatrale e, nei primi anni Duemila, arriva in televisione nei panni di Fabio Montale della polizia di Marsiglia. Nel frattempo, dalla nuova relazione con la modella olandese Rosalie van Breemen, nascono i due figli Anouchka e Alain-Fabien. Nel 2005, complice la crisi sentimentale con la van Breemen, Delon rivela alla stampa la sua lotta contro la depressione che lo ha portato sull’orlo del suicidio. Nello stesso anno riceve dal presidente francese Jacques Chirac la Legion d’onore per il contributo all’arte cinematografica mondiale. Nel 2008, contrariamente a quanto annunciato, torna al cinema: è Giulio Cesare in “Asterix alle Olimpiadi”. Continua anche a recitare a teatro e a ricevere riconoscimenti alla carriera tra cui la Palma d’oro onoraria al Festival di Cannes. È il 19 maggio 2019; un mese dopo Delon viene colto da un ictus seguito da un’emorragia cerebrale. Poi il linfoma. Oggi l’addio.
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